Abbottonarsi la camicia, infilarsi le calze o allacciarsi le scarpe. Azioni semplici e automatiche per molti di noi che, invece, possono diventare uno scoglio e trasformare il risveglio o il resto della giornata in una corsa ad ostacoli quando si è malati di Parkinson. Un aiuto per capire cosa possiamo fare e valutare come poterlo fare in maniera alternativa o potenziando alcune abilità arriva dal terapista occupazionale, una figura professionale in possesso di diploma universitario abilitante, forse poco conosciuta, ma che può essere di grande supporto per chi è colpito dalla malattia di Parkinson.

Cos’è la Terapia occupazionale?

In inglese si parla di occupational therapy ed è una disciplina di tipo riabilitativo che ha l’obiettivo di favorire lo sviluppo, il recupero o il mantenimento delle competenze legate alla vita di tutti i giorni nonché alla vita lavorativa di persone colpite da una qualche forma di disabilità. Naturalmente il terapista occupazionale nel cercare di favorire questo recupero porrà l’attenzione anche a tutti quegli ostacoli che possono, di fatto, limitare l’autonomia così da fare in modo che la persona possa essere attiva al lavoro, in casa e fuori. Nella pratica essa abbraccia tre grandi ambiti della vita quotidiana, come emerge dalle Linee Guida per la Terapia Occupazionale nella Riabilitazione della Malattia di Parkinson elaborate da ParkinsonNet.

  1. Vivere/assistere: tutte le attività correlate alla cura personale, alla mobilità funzionale in casa e all’esterno, alla pulizia della casa o alla cura dei familiari e degli animali domestici
  2. Lavoro: inteso sia come attività retribuita sia di volontariato
  3. Tempo libero: hobby, uscite, relazioni sociali

Ecco, il terapista occupazionale osserva le problematiche che possono presentarsi in questi tre ambiti e individua le modalità più corrette per compensare o ridurre tali difficoltà in modo da rendere il compito più semplice. Azioni che coinvolgono naturalmente anche il famigliare o il caregiver che assiste il malato.  Gli interventi cosiddetti occupazionali saranno diretti a:

  • migliorare o mantenere le abilità durante lo svolgimento delle attività
  • applicare abilità compensative o strategie durante l’esecuzione delle attività
  • aumentare l’intuizione, la consapevolezza e la conoscenza della persona per poter affrontare adeguatamente le limitazioni attuali e future nelle attività quotidiane (autogestione).

Tali interventi devono sempre tenere conto delle capacità cognitive e motorie e del tipo di attività occupazionali che caratterizzano la vita della persona seguita.

 

Come può un terapista occupazionale aiutare un Parkinsoniano?

Il Terapista Occupazionale accoglie la persona costruendo una relazione empatica di fiducia, di ascolto, di sostegno e si impegna, attraverso un ragionamento clinico olistico, ad osservare e valutare l’ambiente di vita, gli interessi, i desideri, i bisogni, le capacità, le risorse ed i limiti per proporre un piano di trattamento specifico (individuale o di gruppo) in grado di stimolare e rimotivare la persona nella partecipazione alle varie attività della vita quotidiana, mantenendo o restituendo senso alle sue abitudini e ai suoi ruoli. (Fonte: Linee guida per la Terapia Occupazionale nella Riabilitazione della Malattia di Parkinson)

ParkinsonNet

Come racconta il blog della Michael J. Fox Foundation e come evidenziato dalle Linee Guida per la Terapia Occupazionale nella Riabilitazione della Malattia di Parkinson elaborate da ParkinsonNet la terapia occupazionale può fare la differenza nella gestione delle difficoltà connesse alla malattia sia in fase di esordio della stessa sia più avanti. Pensiamo, ad esempio, al tremore, alla rigidità, o alle discinesie, sintomi tipici nelle varie fasi del Parkinson, che possono influenzare quelle attività quotidiane che richiedono l’uso delle mani come, per fare qualche esempio,

  • abbottonare una camicia
  • lavarsi
  • allacciare le scarpe
  • inserire la tessera nel bancomat
  • scrivere
  • truccarsi
  • bere un caffè
  • andare al bagno

Ma cosa fa esattamente un Terapista occupazionale?

In pratica cerca di risolvere un problema connesso al movimento. Prende visione di una azione specifica che crea problemi, cerca di capire dove si rivela difficile e individua delle soluzioni che rendono il compito più semplice. Naturalmente ciascuna soluzione deve essere personalizzata perchè ciascun sintomo si presenta in maniera diversa da paziente a paziente. L’intervento potrebbe quindi prevedere esercizi per il miglioramento della coordinazione o della presa oppure il ricorso ad ausilii specifici.

Quali sono le differenze tra l’attività motoria specifica e la terapia occupazionale?

Mentre l’attività motoria si concentra sul movimento nel suo complesso. la terapia occupazionale si concentra nel migliorare delle abilità specifiche connesse alle attività quotidiane. La parola chiave è “funzione”, ovvero si guarda ai singoli movimenti come connessi ad una funzione: ad esempio se c’è un problema di equilibrio il terapista occupazionale cerca di capire come garantire/migliorare l’equilibrio nel momento in cui ci si deve infilare le calze o allacciare le scarpe. Naturalmente le due figure, dell’Istruttore di attività motoria e il terapista occupazionale sono strettamente connesse e spesso lavorano insieme in modo da ottimizzare il percorso del soggetto malato di Parkinson.

 

Una casa sicura e adatta alle abilità di una persona con Parkinson

 

La malattia di Parkinson, come molte altre malattie, entra come un uragano nella vita del malato e della famiglia e spesso richiede degli aggiustamenti pratici difficili da individuare. Tra le competenze del terapista occupazionale c’è anche il fatto di aiutare a rendere la casa e gli spazi utilizzati dal Parkinsoniano più sicuri per le normali attività quotidiane. Di fronte a problemi di equilibrio e rischio cadute ad esempio, può essere consigliato di prevedere corrimano lungo i muri, maniglie di sicurezza nella doccia, uno scivolo per eliminare qualche gradino o nel caso di scale impegnative, una pedana sali-scendi. In un contesto di sviluppo come quello attuale, laddove ci sia già l’abitudine all’utilizzo di dispositivi tecnologici potrà essere consigliato anche il ricorso agli assistenti vocali, pensiamo a Siri per Apple, Alexa per Amazon o Google home o ancora l’installazione di altri kit di gestione intelligenti (luci, temperatura, etc) che possono essere comandati dal cellulare e migliorare di fatto lo svolgimento di molte azioni quotidiane.

Come capire se e quando si ha bisogno di un terapista occupazionale

Naturalmente la prima persona con cui parlare è il proprio medico neurologo di fiducia il quale saprà consigliarvi ed indirizzarvi per trovare la figura più adatta, qualora necessario, già al momento della diagnosi di Parkinson o in un momento successivo. L’approccio del terapista occupazionale è, infatti, omnicomprensivo, olistico e tiene conto del tipo di vita che il soggetto conduce, dei suoi interessi e delle abitudine e anche se agli esordi della malattia non se ne sente la necessità può risultare utile nel capire quali vantaggi può comportare in futuro.L’Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali è un valido punto di riferimento per approfondire il ruolo e le competenze di questa figura.